Come far comprendere la morte ai bambini

COME FAR COMPRENDERE LA MORTE AI BAMBINI?

  1. Come aiutare i bambini a capire la morte?

La morte di un familiare, di un amico e di un animale domestico è una prova estremamente difficile nella vita di un bambino e in quella dei suoi genitori. Il lutto è un processo doloroso sia per l’adulto che per il bambino, ma bisogna incoraggiare i bambini ad accettare le loro emozioni e i loro sentimenti. I bambini sentono il dolore e reagiscono in maniera differente alla perdita secondo la loro età, secondo le loro esperienze passate con la morte e il loro stato di preparazione all’avvenimento doloroso.

I bambini vivono il lutto in maniera diversa dagli adulti, ma lo vivono. Dato che noi formiamo il nostro atteggiamento di fronte alla morte sin dalla tenera età, abbiamo bisogno di iniziare ad educare i bambini anche su questo aspetto della vita. Proprio come i genitori spiegano ai loro figli l’inizio della vita, devono essere in grado di discutere con loro della sua fine. Ecco alcuni suggerimenti per aiutare i bambini a comprendere la morte.

  • Ci sono numerose situazioni in cui si può iniziare a parlare ai bambini del concetto della morte. Un uccellino trovato morto nel parco o la morte del pesce rosso, sono delle eccellenti occasioni per iniziare il discorso. Se la bambina o il bambino ne sono rattristati incoraggiatela o incoraggiatelo ad esprimere le sue emozioni, aiutatela o aiutatelo, se necessario, a seppellire l’animale.
  • Sarebbe una buona idea anche visitare le pompe funebri e il cimitero della vostra città o paese per dare al bambino delle informazioni esatte su ciò che accade al corpo dopo la morte o durante un funerale. Molti direttori e direttrici delle onoranze funebri sanno come rispondere alle domande dei bambini e i genitori trovano questo genere di visite molto istruttive ed interessanti.
  • Quando una persona muore, siate franchi e sinceri con i vostri bambini. Non cercate di proteggerla o proteggerlo dal dolore o dal dispiacere. Il fatto di parlarne porta sia il bambino che l’adulto ad accettare la realtà. Siate pronti a ripetere le spiegazioni ed a confortarla o confortarlo di tanto in tanto. Se non conoscete la risposta ad una domanda, ammettete la vostra ignoranza.
  • Evitate di utilizzare degli eufemismi come; “lei o lui è partito in viaggio”, “lei o lui è perso”, “lei o lui dorme” per spiegare il fenomeno della morte. I bambini prendono questi termini alla lettera e possono avere paura di dormire o di fare un viaggio. Meglio sarebbe utilizzare dei termini come: “morte” o “è morto oppure è morta” e se necessario spiegare ai bambini ciò che questo significa a livello fisico. Ad esempio “il cuore del nonno ha smesso di battere e non può più respirare”.
  • Dite al bambino cosa accade nella vostra religione, nella vostra società e nella vostre tradizioni familiari quando qualcuno muore. Se hai credenze religiose che spiegano la vita dopo la morte, o quello che è la morte, sarebbe utile parlargliene. Ma evita di incolpare Dio con spiegazioni come: “Dio ama così tanto la mamma che l’ha richiamata a Lui”. Una tale affermazione può portare il bambino ad avere dei risentimenti verso questo Dio che gli ha portato via sua madre.
  • Siate coscienti delle paure nascoste, per esempio, se la nonna è deceduta in ospedale il bambino potrebbe pensare che potrebbe morire se fosse ricoverato. Spiegategli le circostanze in cui la morte è avvenuta, come per esempio, una grave malattia, la vecchiaia, un incidente d’auto ecc. Anche i bambini hanno bisogno di informazioni e di consolazione su ciò che potrebbe accadere se i loro genitori venissero a mancare e chi si prenderebbe cura di loro.
  • Aspettatevi che i bambini simulino scene in cui accade la morte. È un comportamento naturale che potrebbe aiutarli soprattutto dopo la prova della morte.
  • I libri per bambini sulla morte possono rivelarsi estremamente utili sia prima che dopo un evento come la morte. I bibliotecari possono raccomandarvene qualcuno secondo l’età del bambino, ma i genitori dovrebbero leggere prima il libro per vedere se risponde ai bisogni del loro bambino nella situazione in cui si trova.
  1. Apprendere la separazione e il lutto.

Secondo gli psicologi, non si dovrebbe attendere la morte di un familiare o di una persona vicina perché il bambino sia confrontato con la morte. La cosa migliore sarebbe cogliere le occasioni che si presentano abbastanza presto per evocare il concetto. Potrebbe essere quando muore un animale, o quando viene spiegato il ciclo delle stagioni o quando viene raccontata una storia … Così la morte sarà associata per lui ad una situazione conosciuta, anche se non conosce a priori le conseguenze.

In effetti, prima dei 5 anni, il bambino, non ha la nozione del tempo, né della durata quindi, non può comprendere la natura permanente della morte. Tuttavia, attraverso le proprie esperienze, le controversie che incontrerà l’obbligheranno a sopportare sempre più separazioni (l’allontanamento dalla madre al momento della partenza per la scuola, la rinuncia al “peluche”). Questi piccoli “lutti” simbolici saranno quindi le tante rinunce che dovrà assumersi e che l’aiuteranno a comprendere, a tempo debito, l’irreversibilità della morte e il dolore della perdita.

Cosa rispondere al bambino dopo la morte di una persona cara?

Spesso la morte suscita molte domande e preoccupazioni per il bambino. Le sue interrogazioni dipendono evidentemente dal proprio livello di comprensione, legato alla sua età, alla sua evoluzione e alle sue esperienze. Prima dei cinque anni, il bambino ha la tendenza a porre delle domande legate al suo bisogno di sicurezza: “Quando tornerà?” “Dove è andato?” “Devo chiamarlo molto forte?” È quindi essenziale che le risposte non lo tengano nell’illusione di un possibile ritorno. È necessario evitare di dire: “È partito in viaggio”, “Dorme”, o “Ha deciso di andarsene” perché il bambino prende queste false promesse letteralmente e non intraprende un vero lavoro di elaborazione del lutto. Per i credenti, la risposta comunemente data “è in cielo o è in paradiso” deve sempre essere accompagnata da una spiegazione (ad esempio: “ma non verrà più”). Si può anche dare una risposta suggerita dallo psicoanalista e pediatra Françoise Dolto: “È morto perché ha finito di vivere”. È anche importante evitare di raccontare al bambino che la persona deceduta la sta guardando e sorvegliando costantemente: questo rischierà di angosciare il bambino più che rassicurarlo. Anche se il bambino non è abbastanza grande per comprendere la natura definitiva della morte, la verità è sempre preferibile perché sarà elaborata progressivamente. Inoltre, questo approccio deve essere accompagnato da parole consolatorie per rassicurare il bambino che si sente abbandonato: “Io sono qui, vicino a te”, “Non sei solo”, “Mi prenderò sempre cura di te”. Più tardi, bisognerà incoraggiarlo a esprimere il suo dolore con dei disegni e le sue stesse parole o se il bambino è più grande parlarne con lui, in modo che il lutto non si trasformi in un “non detto”.

Fonte (http://www.e-sante.fr)